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Retata dopo l'attentato (archivio federale tedesco) |
La meta di oggi è via Rasella, all'incrocio con via del Boccaccio, poco distante da piazza Barberini. La storia del famoso "attentato di via Rasella", avvenuto nel contesto storico della seconda guerra mondiale, è noto a molti di noi dai libri, eppure molti dei più giovani, come me, conoscevano i fatti in modo piuttosto frammentario. Cercherò allora brevemente di ripercorrere quello che accadde qui il 23 marzo 1944, rimandando i dettagli e le opinioni ad altri contesti più opportuni.
Facciata del palazzo, oggi |
Da pochi mesi sono iniziati i bombardamenti alleati, e i sentimenti antinazisti serpeggiavano fra i cittadini, affiancati tuttavia anche dalla fedeltà di altri alla preesistente dittatura.
Lo sbarco degli americani nella spiaggia laziale di Anzio, che avviene a gennaio 1944, aggrava la tensione dell'occupazione militare tedesca: Kappler, ufficiale della Gestapo, si occupa di mantenere l'ordine nella città, accentuando il clima di terrore iniziato già con l'occupazione dopo l'8 settembre, operando frequenti rastrellamenti, incarcerando e torturando i sospettati presso il palazzo di via Tasso, divenuto carcere (oggi museo della Liberazione) ed eseguendo decine di fucilazioni.
Particolare dei buchi nella facciata |
La rappresaglia tedesca non si fece attendere: da Hitler fu emanato l'ordine di deportare diecimila persone e di far saltare in aria il centro di Roma. Solo dopo una lunga trattativa con i comandi tedeschi a Roma - che facevano notare che per fare un'azione simile si sarebbe dovuto sguarnire il fronte di Anzio e Cassino - fu deciso di uccidere prima 50 italiani per ogni nazista ucciso, e infine 10.
Qui voglio sottolineare una cosa: l'orrore della guerra è tale che questo assurdo "conteggio", definito "rappresaglia" appunto, non era da considerarsi come una sorta di reazione "emotiva" ed improvvisata, ma un vero e proprio rituale bellico con delle regole e dei tempi di esecuzione ben disciplinati.
Buchi nella facciata |
E' per questo motivo che l'orribile eccidio eseguito dei 335 italiani, presso le famose "Fosse Ardeatine", è stato giudicato dai tribunali dopo la fine della guerra non come un'azione bellica, ma come un vero e proprio crimine.
In tutto questo assurdo scenario, alzate lo sguardo sul palazzo qui di fronte. Non c'è una targa, nulla che abbia il coraggio di parlare, ma solo la testimonianza degli impressionanti buchi causati dal fuoco di copertura dei mitra tedeschi seguiti subito dopo l'attentato (foto di Enrico Imperiali).
Sono buchi enormi e spaventosi, raccontano l'orrore della guerra e viene da scostare lo sguardo altrove. Credo però che sia istruttivo guardarli, almeno per un pò, prima di allontanarsi, col cuore e con la mente.
Via Rasella è qui.