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L'atrio all'ingresso della Basilica di San Pietro |
Premetto che la descrizione della genialità delle opere di questo artista la lascio agli accademici...e mi occuperò di quegli aspetti "particolari" che i lettori di Roma Leggendaria conoscono bene e che ci faranno vedere qualche particolare "con un occhio diverso".
Già abbiamo parlato di Borromini...vi ricordate il post sulla straordinaria galleria prospettica? Oggi invece ci troviamo sul portico di ingresso della Basilica di San Pietro (vedi foto), di fronte alla porta centrale, che è nota come la famosa "porta del Filarete". Quasi tutti i turisti, ansiosi di entrare nella Basilica (magari dopo una lunga fila), attraversano rapidamente questo portico...io invece vi invito a fermarvi qui un attimo, e a ritornare con la fantasia ai primi decenni del 1600.
In quegli anni la "Fabbrica di San Pietro", cioè il cantiere per la ricostruzione dell'antica Basilica nell'attuale, era ancora in corso dopo più di 100 anni di lavori ininterrotti! Considerate che la "fabbrica" della basilica era veramente colossale e avveniristica: mai basilica più grande era stata costruita, e migliaia di operai si erano avvicendati sotto la direzione di artisti del calibro di Raffaello e Michelangelo. La "fabbrica" non è mai stata estinta, anzi, è ancora oggi in funzione...anche se ora si occupa ovviamente solo del restauro e della manutenzione della chiesa.
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Il timpano con il cherubino sopra la porta |
Per tenere conto di questo fatto, il materiale in questione era siglato "AUF", cioè "Ad Usum Fabricae" (dal latino: "per l'utilizzo nella Fabbrica", sottointeso della Basilica di San Pietro). Da tale sigla deriva l'espressione italiana "ad ufo", "ad uffa" e varianti, per dire cioè "senza pagare".
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Uno dei cherubini con il fiocco |
Certamente giunse al cantiere della Basilica di San Pietro desideroso di gloria, perchè consapevole delle proprie capacità, e con buone speranze di carriera anche in ragione di una sua (lontana) parentela con il direttore attuale dei lavori (Carlo Maderno).
Possiamo allora immaginare la profonda frustrazione che subì quando, appena entrato nel cantiere di San Pietro, fu assegnato all'umile lavoro di scalpellino, e per giunta per delle decorazioni di angioletti su bassorilievi posti fuori dalla basilica.
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Particolare della cupola di San Carlino |
Sottomesso e cupo, tanto impegno profuse in questi cherubini e, successivamente, negli altri incarichi "minori", da comunque evidenziarsi agli addetti ai lavori. Carlo Maderno si accorse presto del suo talento tanto da farlo diventare suo assistente e a cominciare a dargli in pasto nuovi rudimenti di architettura. E così, piano piano, "emerse" il genio di Borromini (e la sua storia continuerà in altri post...).
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I cherubini della cupola di Sant'Ivo alla Sapienza |
Ma cosa c'è di così importante in queste testine d'angelo?
Beh, Borromini indiscutibilmente è considerato un genio dell'architettura del Barocco, le sue opere sparse per Roma sono unanimamente considerate dai critici dell'arte come straordinarie, uniche ed estremamente innovative.
Eppure spesso la genialità è legata ad un pizzico di follia... Tanto rimase impresso nel suo cupo carattere quel suo primo umilissimo incarico, che per lui quei cherubini divennero un'ossessione per tutta la vita! Infatti, in giro per tutta Roma, non esiste opera di Borromini in cui questi stessi cherubini non compaiano da qualche parte, talvolta nascosti vicino ad elementi più evidenti (vedi foto, San Carlino alle quattro fontane), talvolta ossessivamente ripetuti (vedi foto sant'Ivo alla Sapienza), e poi nei rifacimenti in san Giovanni in Laterano, nel palazzo di Propaganda Fide...
Un'insolita "firma" legata ad un aspetto molto umano del nostro amato artista, che ora sappiamo aver avuto origine qui, da questi angioletti nell'atrio della Basilica di san Pietro.
Il portico della Basilica di San Pietro è qui.